V domenica di pasqua

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    Roberto Mezzana

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    La Chiesa si costruisce a poco a poco; fa progressi, si moltiplica guidata dallo Spirito. Innestata sulla fede nel Cristo risorto la nuova comunità, quale vite feconda, estende i suoi rami.
    Il racconto della prima visita di Paolo a Gerusalemme dopo la sua conversione, mette in luce due elementi: Paolo vuole incontrarsi con i discepoli della Chiesa-madre perché sia riconosciuta, anche visibilmente, la sua comunione con i fratelli che sono, stati i testimoni privilegiati della risurrezione di Cristo; in tal modo viene sottolineata pure l'unità della missione evangelizzatrice della Chiesa.
    Come infatti in Gerusalemme aveva avuto il suo culmine e il suo compimento la missione di Gesù (cf il tema della «salita a Gerusalemme» nel tempo di preparazione alla Pasqua), così da Gerusalemme parte e si diffonde la missione degli apostoli e di Paolo, per raggiungere uomini di razze e culture diverse: «La Chiesa... dunque... cresceva e camminava nel timore del Signore colma del conforto dello Spirito Santo» (prima lettura).
    Il centro di unità si sposta poi dalla Chiesa di Gerusalemme alla Chiesa di Roma: essa possiede modelli di organizzazione e di pensiero caratteristici della cultura in cui si è inserita e che ha pure trasformato. Ma non li impone alle Chiese locali le quali — incarnate in paesi con proprie culture — devono trovare una specifica fisionomia per l'annuncio dell'unico messaggio salvifico. Si instaura così un regime di unità nel pluralismo che non va esente da squilibri e tensioni.
    Il Vangelo di Giovanni è anch'esso un discorso di Chiesa e di unità della Chiesa. Il tema centrale è quello dell'intima unione tra Cristo e il Padre (Gesù è la vera vite di cui il Padre ha cura; cf vangelo), tra Cristo e i discepoli (i tralci innestati sulla vite; cf vangelo). La preoccupazione del Signore per l'avvenire del suo corpo che è la Chiesa da lui fondata, è quella di restare innestati in lui: condizione essenziale per portare frutto.
    Il cristiano oggi più che mai è chiamato a «portare "molto frutto": nella giustizia sociale, perché essa non sia solo lotta per la conquista di un potere, ma potere di rispetto e di amore per ogni creatura, dal bimbo che fiorisce nel grembo della madre, al vecchio che avvizzisce nella carne, all'ombra di un cronicario e nella solitudine; nella promozione umana, dove l'uomo non è solo il protagonista di una storia senza significato che si ripete all'infinito, ma il figlio e il fratello che nella storia trova la sua strada che conduce al cuore del Padre; nella comunione personale e comunitaria con la persona di Gesù che, se vive nella comunità dei credenti, tuttavia la trascende nella sua pienezza di amore personale.
     
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