III settimana di pasqua

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    Roberto Mezzana

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    14 aprile 2024 - III DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA – ANNO B


    DALLA PAROLA DEL GIORNO

    «[i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
    Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
    Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
    Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».»
    Lc 24,35-48


    Come vivere questa Parola?

    Nei racconti di apparizioni del Risorto, alla paura iniziale succede la gioia. La prima è associata a chiusura, ripiegamento e buio. La seconda alla presenza innegabile. Così innegabile per loro che sentono il bisogno di plasmare la loro certezza in un racconto che - infrangendo tutte le leggi della fisica - presenta il Risorto nell'atto di mangiare, come se di un essere corporeo si trattasse. Era questo il loro modo di insistere sull'intensità con cui percepivano la sua presenza.
    Anche noi siamo stati invitati a passare dalla paura alla gioia. Da qualcosa che abbiamo (o possiamo avere: paura) a quello che siamo veramente (gioia, godimento).
    Il fatto che Gesù abbia mangiato un pezzo di pesce poteva essere una prova forte per i discepoli, ma non per i lettori del Vangelo, che dovevano compiere un nuovo atto di fede: credere a ciò che Luca ci racconta. Per questo Luca aggiunge un breve discorso di Gesù rivolto a tutti noi: in esso non intende dimostrare nulla, ma spiegare il significato della sua passione, morte e risurrezione. E l'unico modo è aprire la nostra comprensione per capire le Scritture. Attraverso di esse, attraverso quelle annunciate da Mosè, dai profeti e dai salmi, viene illuminato il mistero della sua morte, che è per noi causa di perdono e di salvezza.
    Le ultime parole di Gesù annunciano il futuro: "Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni". La frase finale "di questo siete testimoni" sembra rivolta a noi, dopo venti secoli. Siamo testimoni della diffusione del Vangelo tra persone che, come dice la prima lettera di Pietro, "lo amano senza averlo visto". Questa è la migliore prova della risurrezione di Gesù.
    Signore Gesù, ti chiedo, di aiutarmi a sentirmi inviato, un inviato felice perché ti annuncio, Signore della vita.

    La voce di un proverbio
    "Ciò che prova troppo non prova nulla".
    (Proverbio scolastico)

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    Lunedì 15 aprile 2024 – III Settimana di Pasqua – ANNO B


    DALLA PAROLA DEL GIORNO

    «Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, vide che c'era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
    Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
    Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
    Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».»
    Gv 6,22-29


    Come vivere questa Parola?

    Gesù non risponde alla domanda «Rabbì, quando sei venuto qua?» ma alle reali intenzioni della gente. Così facendo, separa ciò che non ha importanza (come è arrivato qui), ciò che ha importanza relativa (il cibo materiale) e ciò che ha importanza reale (l'impegno umano a cui vuole condurli).
    «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». Il "segno" era un invito alla condivisione, ma loro erano interessati solo a soddisfare i propri bisogni. Hanno svuotato il "segno" del suo contenuto.
    Questa ricerca di Gesù non è corretta, perché essi cercano solo rassicurazioni. Gesù va dritto al punto e smaschera la loro intenzione. Non cercano lui, ma il pane che ha dato loro. Non lo cercano perché ha aperto la porta a un futuro più umano.
    «Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà». La proposta di lavorare per il cibo che dà la vita è la sintesi di tutto il suo messaggio. È lo stesso per quel tempo e per oggi.

    Signore Gesù, voglio stare con te perché sei il cibo che dà senso e pienezza alla vita.

    La voce di un teologo
    “La ricerca del vero pane richiede uno sforzo. È un percorso di lotta, di superamento, di purificazione, di rigenerazione, di morte e di nuova nascita”.
    (frai Marcos)


    Commento di Sr Yarislet Berrìos FMA
     
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    Martedì 16 aprile 2024 – III Settimana di Pasqua – ANNO B

    DALLA PAROLA DEL GIORNO

    «La folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"».

    Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

    Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».

    Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».»

    Gv 6,30-35


    Come vivere questa Parola?

    In tutti i grandi discorsi che troviamo nel Vangelo di Giovanni, si fa riferimento alla Vita, con la lettera maiuscola. È una realtà che non possiamo spiegare con le parole, né racchiudere in concetti umani. Solo attraverso simboli e metafore possiamo indicare la strada di un'esperienza che è l'unica che ci porterà a scoprire ciò di cui si parla. L'"Io sono" in Giovanni è la manifestazione suprema della consapevolezza di ciò che Gesù era. Ognuno di noi deve scoprire ciò che è veramente, come lo ha scoperto Gesù.

    «...chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» Che cosa significa "andare a lui, credere in lui"? Qui sta il cuore del discorso. Non si tratta di ricevere qualcosa da Gesù, ma di scoprire che tutto ciò che lui aveva, io ce l'ho. Ciò che Gesù vuole dire è che gli esseri umani scoprono che è possibile vivere in una prospettiva diversa, che raggiungere la realizzazione umana significa scoprire ciò che Dio è in ognuno di noi, e una volta scoperto questo dono totale (la Vita), rispondiamo come ha risposto Gesù.

    Ciò che Gesù propone è contro ogni logica razionale. Ci sta dicendo che il pane che dà la vita non è il pane che si riceve e si mangia, ma il pane che si dà. Se diventiamo pane come lui, allora quel dare diventerà Vita. Gesù non ci invita a cercare la nostra perfezione, ma a sviluppare la capacità di donarci.



    Aiutaci, Signore, a vivere come tu vuoi che viviamo, in pienezza.


    La voce di uno scrittore e filosofo

    "Se sapessi chi sono in realtà, smetterei di comportarmi come quello che credo di essere; e se smettessi di comportarmi come quello che credo di essere, saprei chi sono." (Aldous Huxley)


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    Mercoledì 17 aprile 2024 - III Settimana di Pasqua – ANNO B


    DALLA PAROLA DEL GIORNO

    Disse Gesù alla folla:

    «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.

    Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

    E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

    Gv 6,35-40


    Come vivere questa Parola?

    «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete». Se c’è qualcosa che caratterizza la nostra vita umana, questa è certamente la precarietà. Ogni cosa in questa vita è destinata sempre a finire. Ciò che ci viene dall’esperienza di fede invece, non è segnata dalla precarietà, ma dalla definitività. La fame, la sete che l’uomo sperimenta, è fame e sete di amore, di senso, di verità, di libertà. Gesù è l’unico che può darci tutte queste cose in maniera definitiva, non in maniera provvisoria. La domanda vera è se noi crediamo a tutto questo. (Epicoco)

    Perché Gesù si paragona al pane? Perché il pane (che è un modo per riferirsi al cibo in generale) è indispensabile per vivere. Il rapporto che una persona ha con il cibo non è opzionale o incidentale. Anzi, il nostro rapporto con il pane - e con il cibo in generale - è caratterizzato dal fatto che dobbiamo necessariamente ricorrere ad esso. Non ci si può permettere di dire che si vivrà in questo mondo senza nutrirsi. Dipendiamo dal pane non come qualcosa a cui rinunciare, ma come base della nostra esistenza, della nostra vita.

    Gesù ci sta dicendo che Lui è la "causa" della vita, dove c'è Lui nasce la vita. E così come il cibo è necessario per la vita, Egli è necessario per noi. Dobbiamo cercare Gesù con la stessa motivazione con cui cerchiamo il cibo ogni giorno. Gesù deve essere una necessità vitale per noi!

    Signore Gesù, tu solo puoi soddisfare la mia vita, sempre bisognosa di te, che sei il Pane della Vita.

    La voce di Papa Francesco

    "In Gesù, nella sua "carne" - cioè nella sua umanità concreta - è presente tutto l'amore di Dio, che è lo Spirito Santo. Chi si lascia attrarre da questo amore va a Gesù, va nella fede, e riceve da lui la vita, la vita eterna". (Omelia di Papa Francesco, 9 agosto 2015).



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    Giovedì 18 aprile 2024 – III Settimana di Pasqua – ANNO B


    DALLA PAROLA DEL GIORNO

    Disse Gesù alla folla:

    «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

    Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

    Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

    Gv 6,44-51


    Come vivere questa Parola?

    «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato... ". Saranno tutti discepoli di Dio. Anche Gesù è un discepolo, il migliore, per questo può essere allo stesso tempo un maestro. Andare da Gesù, andare dal Padre significa conoscerli, non razionalmente, ma in modo esperienziale. La fede è un atteggiamento vitale e non un assenso a verità teoriche. Solo chi ha fatto esperienza di Dio può capire ciò che un altro dice di Lui.

    «I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti». Gesù fa riferimento alla manna per chiarire la differenza. La manna nutre il corpo che deve morire. Gesù, come pane di vita, nutre lo spirito che non muore.

    L'espressione "pane della vita" non si trova in nessun altro luogo della Bibbia; ciò indica l'originalità della dottrina di Giovanni. La VITA, con la A maiuscola, è il tema fondamentale di tutto il Vangelo di Giovanni.

    “Io sono il pane vivo disceso dal cielo; chi mangia di questo pane vivrà in eterno". Questa frase riassume tutto quanto detto sopra. Gesù è il cibo della vera vita. Questo è il messaggio conciso e sublime della comunità di Giovanni. Dio è tutto per Gesù e deve rimanere tale per ogni cristiano.


    Signore Gesù, voglio nutrirmi di te, il pane della vita.


    La voce di un poema giapponese

    “Siediti in silenzio. Non fare nulla. Arriva la primavera e l'erba cresce da sé.”



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    Venerdì 19 aprile 2024 – III Settimana di Pasqua – ANNO B

    DALLA PAROLA DEL GIORNO

    «I Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

    Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

    Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

    Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao».

    Gv 6,52-59


    Come vivere questa Parola?

    Ti ringraziamo, Padre Santo per Gesù, il tuo pane, il tuo vino attraverso il quale abbiamo conosciuto te, attraverso il quale sappiamo come vivere, attraverso il quale abbiamo speranza, attraverso il quale possiamo sentirci fratelli.



    Ti ringraziamo perché da molti anni che lo conosciamo, lo amiamo, lo seguiamo.

    Ti ringraziamo perché senza di Lui la nostra vita non sarebbe quella che è.

    Ti ringraziamo perché Lui è per noi luce per il cammino, nutrimento per il nostro lavoro, speranza per il futuro.



    Ti ringraziamo perché la potenza del tuo Spirito lo ha reso Pastore, Seme, Acqua, Fuoco, Vino, Pane.

    Ti ringraziamo perché la potenza del tuo Spirito lo ha reso povero, umile, coraggioso, compassionevole.



    Ti ringraziamo perché grazie a Lui la nostra vita terrena si trasforma e diventiamo Figli,

    lavoriamo nel tuo Regno e sappiamo sperare e perdonare.

    Ti ringraziamo, Padre per mezzo di Gesù, tuo Figlio, nostro Signore. Amen.



    (José Enrique Galarreta)

    La voce di un teologo

    “Spezzandosi e lasciandosi mangiare, Gesù rende presente Dio, perché Dio è un dono infinito, un dono totale a tutti e sempre. Questo è ciò che dovete essere. Se volete essere cristiani, dovete spezzarvi, condividervi, lasciarvi mangiare, schiacciare, assimilare, scomparire a beneficio degli altri”.

    (frai Marcos)


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    Sabato 20 aprile 2024 – III Settimana di Pasqua – ANNO B

    DALLA PAROLA DEL GIORNO

    «Molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».

    Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».

    Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

    Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».»

    Gv 6,60-69


    Come vivere questa Parola?

    Siamo alla fine del capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. È il momento decisivo. Il pubblico di Gesù si trova di fronte a una scelta drastica: accettare Gesù o fare a meno di lui.

    «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?» Queste parole sono inaccettabili, per loro e per noi. Vanno contro ogni logica. Vogliono portarci al di là di ciò che è ragionevole. Chiunque sia guidato dal buon senso sarà "scandalizzato". Quello che Gesù ci chiede è di uscire dall'ego e di donarci agli altri.

    «È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla». Questo versetto è fondamentale per comprendere l'intero capitolo. Qui carne e spirito non si riferiscono a due realtà concrete e opposte, ma a due modi di affrontare l'esistenza umana. Solo un atteggiamento spirituale può dare un senso pieno alla vita umana. Vivere solo in base alle esigenze della carne porta a una limitazione radicale, tagliando così la vera meta dell'essere umano.

    In teoria è molto comprensibile e accettabile, ma in pratica chi di noi crede davvero che la carne sia inutile? Perché lottiamo, perché ci impegniamo, qual è la nostra vera preoccupazione?

    Dopo aver ripetutamente sottolineato che la sua carne doveva essere mangiata, ora ci dice che la carne non ha valore, che l'unica cosa che conta è lo spirito. Queste parole ci costringono a uno sforzo sovrumano per comprendere ciò che Gesù vuole dirci. Non si tratta di una contraddizione. Si tratta di scoprire che il valore della "carne" deriva dall'essere informata dallo spirito. Con lo spirito, la carne è tutto. Senza lo spirito, la carne non è nulla. Ancora una volta, il significato profondo dell'incarnazione di Giovanni è chiaro.


    Signore Gesù, aiutami a vivere pienamente la mia umanità, perché solo così posso amarti e seguirti.


    La voce di un teologo

    “Finché vedremo la vita come un "qualcosa" separato, saremo confusi. Quando riconosciamo di essere vita, tutto si illumina.”.

    (Enrique Martínez Lozano)



    Commento di Sr Yarislet Berrìos FMA
     
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